La misteriosa valle è una sensazione inquietante comune che le persone provano quando gli androidi (robot umanoidi) e le simulazioni audio / visive assomigliano molto agli umani sotto molti aspetti, ma non sono abbastanza realistiche in modo convincente.
Il fenomeno è preso in considerazione in una serie di aree del design, tra cui robotica, arte dei videogiochi, simulatori di addestramento e animazione 3-D. A seconda dell'intento, un designer potrebbe voler evitare la valle misteriosa o sfruttarla per suscitare una risposta particolare.
La misteriosa valle prende il nome dal modo in cui il livello di comfort dello spettatore diminuisce quando una simulazione si avvicina, ma non raggiunge, la verosimiglianza. Le simulazioni prive di aspetti che si avvicinano in modo significativo alla realtà non tendono a suscitare la risposta. D'altra parte, neanche le simulazioni che simulano la realtà a un livello che soddisfa lo spettatore producono l'effetto. Il quasi-realismo e le miscele di realismo e surrealismo spesso provocano la sensazione inquietante. L'effetto si intensifica se la simulazione è in movimento.
Un grafico tracciato della risposta dello spettatore all'aumento del realismo illustra la Uncanny Valley (la definizione continua sotto il grafico):
I sentimenti rappresentati nella valle misteriosa possono raggiungere livelli estremi come repulsione, superando quelli provati quando si guarda un cadavere. La misteriosa valle è vissuta a diversi livelli da diversi individui, principalmente a seconda della familiarità dei materiali soggetti. I designer possono colmare la valle con cambiamenti come l'aggiunta di caratteristiche simili a cartoni animati o "più carine".
Il fenomeno della misteriosa valle è solitamente parlato in riferimento alle simulazioni umane, ma può anche essere determinato da immagini photoshoppate, bambole, orsacchiotti e soggetti di chirurgia plastica. La misteriosa valle può anche essere creata da discrepanze nella voce, nel movimento o nell'aspetto.
Masahiro Mori, a quel tempo professore di robotica, scrisse sull'effetto in un saggio del 1970, Bukimi no Tani, che si traduce approssimativamente come valle di inquietudine. A quel tempo, i robot umanoidi dovevano ancora essere sviluppati. Mori era incuriosito dalla sensazione di disagio che le figure di cera gli avevano sempre evocato. Il termine inglese Uncanny Valley fu menzionato per la prima volta in un libro del 1978 di Jasia Reichardt intitolato "Robots: Fact, Fiction, and Prediction".
Popular Science esplora la misteriosa valle: