La conversione da digitale ad analogico è un processo in cui i segnali aventi pochi (solitamente due) livelli o stati (digitali) definiti vengono convertiti in segnali con un numero teoricamente infinito di stati (analogici). Un esempio comune è l'elaborazione, da parte di un modem, dei dati del computer in toni di frequenza audio (AF) che possono essere trasmessi su una linea telefonica a doppino intrecciato. Il circuito che esegue questa funzione è un convertitore digitale-analogico (DAC).
Fondamentalmente, la conversione da digitale ad analogico è l'opposto della conversione da analogico a digitale. Nella maggior parte dei casi, se un convertitore analogico-digitale (ADC) viene inserito in un circuito di comunicazione dopo un DAC, l'uscita del segnale digitale è identica all'ingresso del segnale digitale. Inoltre, nella maggior parte dei casi, quando un DAC viene posizionato dopo un ADC, l'uscita del segnale analogico è identica all'ingresso del segnale analogico.
Gli impulsi digitali binari, da soli, appaiono come lunghe stringhe di uno e zeri e non hanno alcun significato apparente per un osservatore umano. Ma quando un DAC viene utilizzato per decodificare i segnali digitali binari, appare un'uscita significativa. Potrebbe essere una voce, un'immagine, una melodia musicale o un movimento meccanico.
Sia il DAC che l'ADC sono importanti in alcune applicazioni di elaborazione del segnale digitale. L'intelligibilità o la fedeltà di un segnale analogico può spesso essere migliorata convertendo l'ingresso analogico in forma digitale utilizzando un ADC, quindi chiarendo il segnale digitale e infine riconvertendo gli impulsi digitali "ripuliti" in forma analogica utilizzando un DAC.